3 Dic 2020

LaCasaRotta: da cascina abbandonata ad ecovillaggio diffuso dove ritornare a essere comunità – Io Faccio Così #309

Scritto da: Daniel Tarozzi

Una casa “rotta” che riprende vita e viene trasformata in un progetto di ecovillaggio, ma anche una casa che "rompe" gli schemi per sperimentare la bellezza del crescere insieme. Si chiama, per l’appunto, LaCasaRotta e a Cherasco, tra le campagne piemontesi, è divenuto un progetto di vita comunitario che si ispira ai concetti di crescita felice e sovranità alimentare, per trovare insieme nuove "rotte".

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Cuneo - Parcheggio, dopo essermi inerpicato per una stradina non segnata dai navigatori e raggiungo un casale. Qui mi accolgono dei bambini che subito mi indicano la direzione da prendere. Vedo dei campi coltivati e un uomo che sta trafficando con un marchingegno che non so identificare: capisco immediatamente che l’uomo in questione è Stefano Vegetabile, uno dei fondatori dell’ecovillaggio LaCasaRotta, nonché il responsabile della parte agricola.

Ci presentiamo e subito entriamo in sintonia. Sono già stato qui, qualche mese fa, in occasione di un raduno di Italia che Cambia con degli attivisti cuneesi per creare, tramite tavoli tematici, un documento condiviso che racchiudesse sogni e progetti a cui dare vita sul territorio. In quell’occasione, però, non mi trovavo proprio qui. Ero in quella collinetta che vedo sopra di me, dove si trovano altre case, quelle da cui tutto ha avuto inizio, quelle che erano in effetti rotte e che hanno poi dato il nome al progetto.

Ci troviamo in Piemonte nella zona delle Langhe e, per la precisione, nei pressi della Morra Cherasco, in provincia di Cuneo. Allora, come oggi, mi sento a casa e ho la sensazione che per comprendere al meglio questi luoghi e i sogni che li ispirano ci vorrebbero giorni, forse settimane.

Il progetto nasce nel 2011/2012 quando Claudio, Michela e Arianna decidono di fondare un’associazione per promuovere pratiche sostenibili di vario tipo. Nel giro di pochi mesi acquistano una cascina per avviare un progetto sociale e in quest’occasione si uniscono il nostro Stefano, con la compagna Ivana e il figlio Elia, insieme a un gruppo di amici con i quali stavano mappando il territorio. Ed ecco che nasce LaCasaRotta.

La partenza è mossa dalla passione più che dalla programmazione. Stefano, infatti, ci confida che al momento dell’avvio del progetto non si sono fatti troppe domande, non si sono chiesti chi avrebbe messo più soldi o chi avrebbe messo a disposizione le case, ma sono partiti, mossi da un sogno e dall’entusiasmo di fare. E così LaCasaRotta viene aggiustata, grazie a una buona parte di lavori realizzati in auto-costruzione.

Dopo alcuni anni, nel 2015, Stefano e la sua famiglia trovano una nuova casa, proprio quella dove ci troviamo ora, con 10 ettari di terreno disponibili vicino al fiume. Ed ecco che un nuovo grande passo viene fatto: quello verso il progetto agricolo, sfociato poi un’azienda chiamata “Nuove Rotte”.

Nelle due case e nelle abitazioni situate nei dintorni vivono diversi volontari, alcuni stanziali e altri di passaggio, nonché soci del progetto. Per questo, Stefano ci spiega che il loro è un ecovillaggio diffuso. Come ben specificato nel video che racchiude la loro storia e che qui vi proponiamo, il nome al progetto lo diedero proprio i bambini. Gli adulti, allora, coniarono lo slogan “CasaRotta: rompere le forme verso nuove rotte”.

«Vivere con un gruppo di persone così tanto tempo è una grandissima risorsa, permette di confrontarti su tantissimi argomenti, di rivedere il tuo rapporto con tutto ciò che ti circonda, dai bambini, agli aspetti ideologici, a quelli pratici. Ti confronti con persone che hanno la stessa età e in questo modo si crea una sorta di amore fraterno, con tutti i pro e i contro. Così il rapporto diventa più intimo, proprio come all’interno di una grande famiglia, dove l’accettazione e la comprensione reciproca sono un aspetto fondamentale.

Crediamo molto nel mutuo soccorso e quando uno di noi ha bisogno di un confronto o di un consiglio lo chiede e, se non riesce a parlarne, siamo abbastanza scaltri da comprendere le sue esigenze. Anche perché nelle incomprensioni e nei momenti di difficoltà tutto il gruppo ne risente e per noi è molto importante evitare situazioni che possano creare fraintendimenti».

Per questo motivo tutti gli abitanti dell’ecovillaggio si radunano una volta a settimana, per dare vita a dei cerchi operativi che permettano di confrontarsi sulla visione generale del progetto e almeno una volta ogni due o tre mesi organizzano un cerchio sul “come sto”. Come ci racconta Stefano, «ogni volta che una persona viene accolta nel gruppo, bisogna ricreare gli equilibri ed è molto interessante osservare le nuove dinamiche che vengono a crearsi».

La gente “arriva” alla CasaRotta attraverso le “solite” piattaforme: Wwoof, Work Away, RIVE e chi vuole rimanere per più tempo si impegna a dare un piccolo contributo. Come ci spiega Stefano, «questi sono progetti basati sull’autocoscienza e sull’auto responsabilità, se non c’è questa presa di responsabilità il progetto non sta insieme. Ed è importante che le persone accettino ciò, soprattutto quelle che hanno l’illusione che nell’eco-villaggio funzioni tutto in modo paradisiaco. Dopo un po’ cambia il concetto di libertà e responsabilità che ognuno ha e questo dà la possibilità di potersi esprimere ed essere se stessi».

Il cibo è al centro delle numerose attività che svolgono, oltre che il cuore dell’azienda agricola, che è biologica e in parte biodinamica. Qui vengono coltivati cereali, frutta e verdura. C’è una piccola vigna e ci sono galline e pecore che “tagliano l’erba” e concimano il terreno. La logica che muove le coltivazioni non è la massimizzazione della produzione ma la costruzione di ecosistemi equilibrati e sempre più ricchi.

«Vogliamo invertire completamente il pensiero di una agricoltura classica dove decido di produrre in base al mercato e tutto il sistema si adegua a questa domanda. Qui facciamo esattamente il contrario. Cerchiamo di creare un ecosistema che sia sempre più ricco, sempre più biodiverso e pieno di relazioni. Gli aspetti economici vengono in seguito».

Stefano è un antropologo e ha cercato di portare in questo luogo anche concetti e pratiche di agricoltura indigena. Dalle pratiche sono nati anche dei corsi e una vera e propria scuola, la “Scuola di agricoltura indigena”. Questo però non è l’unico corso che si tiene qui (o via web quando le restrizioni non lo concedono). LaCasaRotta, infatti, ospita molti corsi ed eventi organizzati da diverse associazioni, nonché progetti di valorizzazione del Fiume Tanaro da un punto di vista storico, antropologico e culturale. Anche qui, la parola chiave è eco-sistema.

Riparto. E mentre viaggio, da solo, ripenso alle emozioni della giornata. Sono certo che tornerò in questo luogo intenso e vivo e che ancora una volta, in strade spesso non segnate dal navigatore, cuori nobili pulsano e costruiscono un mondo complesso e funzionante, biodiverso e sistemico, eco-sistemico.

In attesa di andare a visitarlo… non vi resta che guardare il video!

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