EROI NORMALI ED EROI CIVILI, TITOLI SENZA VIRGOLETTE DA PARTE DEI MASS MEDIA

di Ernesto Bodini (giornalista e opinionista)

 

Sono d’accordo che la bontà non ha e non deve avere confini, molto meno sul fatto che ripetutamente si voglia riconoscere da parte delle Istituzioni onorificenze “Al Merito della Repubblica” a coloro che si sono “distinti” in azioni o con iniziative di carattere sociale e assistenziale. La mia non è una avversione tout court verso questi destinatari (che neppure conosco), ma verso l’ipocrisia istituzionale che continua a “valorizzare” cittadini che i mass media in modo impenitente continuano a definire “eroi normali” o “eroi civili”, come se esistessero gli “eroi anormali” e gli “eroi incivili” (vedi, rispettivamente, La Repubblica e La Stampa del 21/12/2019). Ma a parte questa dissertazione in merito alla quale il lettore potrebbe identificarmi in colui che va sciorinando situazioni di lana caprina, in realtà ciò che ritengo più utile e razionale evidenziare è che i massimi esponenti delle Istituzioni dovrebbero anzitutto dare il buon esempio osservando, e facendo osservare, i dettami della Costituzione che sempre si nomina in occasioni ufficiali… e ciò solo a parole; e va da sé che se venissero messi in pratica gli articoli relativi ai diritti (al seguito dei doveri), molte realtà della vita sociale quotidiana assumerebbero un altro aspetto: meno povertà, meno disoccupazione, meno disabili ed anziani abbandonati, più tutela della incolumità individuale e collettiva, miglior apporto medico-sociale, etc. Inoltre, sarebbe curioso sapere dai nostri concittadini che (anche quest’anno) sono stati insigniti con “valore al merito” dal presidente della Repubblica, ed etichettati dai mass media eroi normali ed eroi civili, se sono fieri di un Paese che non ottempera a quanto su citato e che parte dei rappresentanti del Governo sono spesso nell’occhio del ciclone, sia per implicazioni di carattere legale che per comportamenti poco liceali in sede parlamentare; e se sono altrettanto fieri di un Paese in cui la burocrazia mantiene sempre quelle sembianze di piovra dai tentacoli tanto lesivi quanto distruttivi del benessere comune. Quindi, a che serve essere riconosciuti con un titolo onorifico sia pur di particolare merito, se la propria esistenza è quotidianamente minata da una gestione politica che è ben lontana, in molte circostanze, dai concetti di democrazia e di razionalità nel vivere di tutti i giorni? Ed ancora. É pur vero che i riconoscimenti, soprattutto se simbolici, da parte di Autorità istituzionali hanno un valore di considerazione ma è altrettanto vero che, una volta ottenuti, solitamente per un po’ di tempo fanno bella mostra di sé sottoponendoli a parenti, amici e conoscenti per poi finire in un cassetto… detentore dell’oblio. Ma vorrei fare ancora una considerazione. Essere riconosciuti per aver fatto una buona azione può essere segno di condivisione e costituire il presupposto per stimolare la collettività a fare altrettanto, ma va da sé che una buona azione verso il prossimo o verso una giusta causa collettiva solitamente è intenzionale, e perciò voluta; quindi, essere valorizzati ed etichettati “eroi”, quasi al pari dei caduti in guerra (in gran parte costretti a combattere), è decisamente eccessivo oltre che… anacronistico. Voglia Iddio, come pure il lettore, perdonare, la mia “severità” d’opinione ma la stessa è dettata dalla consapevolezza di vivere in un Paese gestito ipocritamente: lodare una buona azione premiando chi l’ha compiuta e trascurare chi vive in condizioni di necessità, mi sembra un insulto ai veri valori dell’uguaglianza e della giustizia, il cui rispetto non ha certo bisogno di rientrare nel medagliere delle onorificenze.

 

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