La storia del marchio Giulio Ferrari

 

 

 

I vini Ferrari vengono considerati come autentiche istituzioni da tutti gli appassionati del settore enologico: una delle aziende trentine più note in questo ambito ha saputo farsi apprezzare, nel corso degli anni, per la qualità delle proposte, con riferimento in particolare alla produzione di vini metodo classico noti in tutto il mondo. E pensare che tutto si deve alla creatività e alla fantasia di Giulio Ferrari, un signore nato in Trentino negli anni ’70 del XIX secolo.

Chi era Giulio Ferrari
Giulio tra il 1895 e il 1897 aveva studiato alla scuola agraria San Michele all’Adige: proprio a scuola aveva conosciuto chi gli avrebbe permesso di trasferirsi in Francia. Non in una regione a caso, ovviamente, ma nella zona dello Champagne, dove era stato ospitato da un suo amico produttore. Fu così che egli ebbe modo di interessarsi da vicino alle bollicine e a tutto ciò che sta intorno ad esse: così, una volta ritornato a casa, provò a tradurre sul campo tutto quello che aveva appreso nel corso della sua trasferta. L’amore per il vino giocava di certo un ruolo di primo piano, ma altrettanto sicuro è che Giulio fosse un businessman in anticipo sui tempi, un uomo di affari che poteva contare su un intuito fuori dal comune.

Come Giulio Ferrari giunse al successo
In virtù degli studi che aveva seguito da giovane, Ferrari era un tecnico, vale a dire un bravo vivaista: egli, quindi, aveva programmato di fare soldi grazie all’attività del vivaio a cui si stava dedicando. C’era, tuttavia, un ostacolo che doveva ancora essere superato: era necessario far comprendere ai vignaioli perché fosse importante scegliere un vitigno invece di un altro. Appreso ed elaborato il metodo classico, Giulio mise a frutto la propria passione per le bollicine e optò per i vitigni francesi per iniziare a produrre i suoi vini, così da approfittare della produzione di barbatelle che erano state importate da Oltralpe. Il suo primo obiettivo era quello di impiegare il vino che produceva come regalo da donare ai propri clienti al fine di promuovere la propria attività di vivaista: insomma, una strategia di marketing ante litteram, perché mediante il vino Giulio voleva far capire quanto fosse decisiva una scelta accurata dei vitigni.

I vini di Giulio Ferrari
Con il trascorrere del tempo Giulio divenne sempre più rinomato e apprezzato come produttore di vini, per quanto il numero di bottiglie che poteva mettere a disposizione dei propri clienti fosse ridotto: il vivaio rappresentava ancora la sua attività più importante. Fu proprio Ferrari, peraltro, a rivestire un ruolo decisivo nel favorire la diffusione nel nostro Paese dello Chardonnay.

Giulio vende l’azienda
Giunse un momento in cui Ferrari arrivò alla decisione di cedere la propria azienda: destinataria sarebbe stata la scuola di San Michele all’Adige, come per ripagare un debito di riconoscenza. Tuttavia la scuola non si dimostrò interessata a gestire l’azienda, e ci sarebbe stato bisogno di aspettare fino agli anni ’50 del secolo scorso perché si facesse avanti un enotecario di Trento interessato a rilevare l’attività. Quel signore si chiamava Lunelli, ed era ben consapevole delle potenzialità dei vini, che acquistava e rivendeva: conosceva ogni loro caratteristica, perfino le minime sfumature.

Ferrari Trento oggi
Se oggi possiamo apprezzare un ferrari maximum brut, dunque, il merito è della storia che vi abbiamo appena raccontato: l’azienda fu ceduta da Giulio per una cifra molto consistente, pari a 30 milioni di lire, vendendo anche il marchio. La famiglia Lunelli, da quel momento, ha sfruttato il proprio intuito enologico e le proprie capacità di gestione accostando conoscenza e passione per offrire sempre il massimo in termini di qualità.

 

 

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